Dolci tipici sardi

 I dolci tradizionali sardi non sono da portata né al cucchiaio,
ma da vassoio.
Parte integrante dei pasti, non possono mancare a conclusione di pranzi e cene all'insegna della tradizione,
e non c'è ristorante che si rispetti che non li serva in tavola a fine pasto accompagnati da un liquore locale.
Esiste una varietà enorme di dolcetti;
ogni territorio dell'isola ha i suoi caratteristici,
e in ogni zona vengono attribuiti loro nomi differenti.
Per realizzare questi dolci occorrono prodotti che per taluni posso risultare "nuovi", ma riflettendoci bene tali potrebbero apparire solo perchè estromessi in tempo nemmeno tanto remoti da frigoriferi e dispense.
Saba, ricotta, mandorle e miele, bastano pochi ingredienti e già ci si riapropria di fraganze, sapori e profumi della magica isola.


Sas casatinas
Le formaggelle sono dolci tipici pasquali, che brave massaie s'ingegnano ancora a preparare seguendo la tradizione.
In sardo si chiamano pardulas (nel Campidano) o casatinas (nel nuorese) e si tratta di piccoli tortini a base di ricotta o di formaggio.

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Ingredienti
per la pasta:
1 kg di semola
acqua salata q.b.
un cucchiaio di strutto
per il ripieno salato:
2kg di formaggio fresco
prezzemolo tritato q.b.
4 tuorli
sale
per il ripieno dolce:
2 kg di formaggio fresco (o di ricotta)
500 gr di zucchero
4 tuorli
scorza grattugiata di 4 arance
uvetta (lavata e fatta rinvenire in acqua tiepida e asciugata)

Procedimento:
il ripieno salato si prepara in questo modo:
grattugiare il formaggio fresco ed aggiungere un pizzico di sale, il prezzemolo tritato ed infine i tuorli, mescolare il tutto in modo da ottenere un composto uniforme.
Il ripieno dolce si prepara in questo modo:
grattugiare il formaggio fresco e aggiungere poco alla volta lo zucchero, le uova, lascorza delle arance ed infine l'uvetta.
sul tavolo di casa impastare la semola con lo strutto e acqua tiepida salata; lavorare bene per ottenere un impasto uniforme.
Con la pasta lavorata fare delle sfoglie con il matterello e ritagliate con uno stampo rotondo dei dischetti di circa 10 cm di diametro, al centro dei quali ponete una cucchiaiata di ripieno sollevare i lembi e pizzicandoli, formare delle piccole scodelline sfrangiate.
Cuocere su teglia a 150/160°.
Appena dorate sformarle: servire fredde le dolci; calde le salate.



Su gattò
Su gattò chiamato anche croccante citato da Grazia Deledda, è un dolce tradizionale simile all'aranzada nuorese. Il termine probabilmente arriva in Sardegna con i piemontesi che se lo portarono appresso quando trasferirono la loro corte a Cagliari alla fine del 700
Nelle famiglie nobili veniva presentato alla fine del pranzo:
molti viaggiatori che venivano ospitati in queste famiglie lo attestano nelle loro cronache.
Ora questo dolce è legato alle feste e a celebrazioni di momenti importanti della vita come battesimi, cresime, matrimoni.
Il gattò ha una preparazione lunga e meticolosa, non è un fatto legato puramente alla gastronomia, ma alla ricerca estetica, alla manualità artigiana soprattutto in fase di composizione della pasta.

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Ingredienti:
500 gr di mandorle
500 gr di zucchero

Procedimento:
mettere le mandorle in acqua bollente e lasciarle ammorbidire, sbucciarle e ponendoli in forno a 150° avendo cura di smuoverli di tanto in tanto.
Estrarre le mandorle e lasciarle raffreddare.
Nel frattempo mettere in un tegame lo zucchero insieme a un cucchiaio d'acqua, mescolando accuratamente e, senza aggiungere altra acqua, lasciarlo sciogliere al calore del fuoco.
Dopo poco tempo lo zucchero diventerà biondo, allora unire le mandorle, mescolare e versare la massa su un piano di marmo inumidito con acqua fresca dare al composto la forma desiderata prima che si raffreddi.
Quando sarà indurito tagliare il croccante e sistemare le porzioni.





S'aranzada nugoressa
Battista Guiso, famoso pasticciere Nuorese, il quale brevetta con il nome "Aranciata nuorese" un originale ricetta del dolce più antico e caratteristico della provincia: s'Aranzada, rendendola famosa oltre i confini dell’isola.
Una delle prime aziende in Sardegna ad avere rapporti commerciali con l'estero; confezionando il prodotto in originali scatole di legno e cartone cominciò ad esportare quel dolce di fili dorati dall’ intenso profumo di arancio.
Già ai primi del 1900, ottiene ambiti riconoscimenti in importanti esposizioni internazionali (medaglia d'oro con Diploma d’Onore a Parigi, Cannes e Marsiglia) e annovera tra i suoi clienti la casa Savoia (di cui era fornitrice ufficiale), e la Famiglia Reale Inglese.
La famiglia Bonamici raccoglie nel 1971 l'eredità tramandata per generazioni, e ancora oggi con la stessa genuinità di allora (e in corso il processo di conversione in biologico) propone gli squisiti dolci, ricercati protagonisti sulle tavole nei giorni di festa.

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Ingredienti:
500 gr buccia d'arancia
250 gr mandorle tritate
miele

Procedimento:
la buccia dell'arancia, priva della parte bianca, tagliarla in filetti finissimi e metterla a mollo per due giorni, ricordando la sera di cambiare l'acqua.
Questo procedimento è importante poichè serve a togliere il sapore amarognolo alla buccia.
In una pentola, messa sul fuoco, versare dell'acqua e fare bollire per circa 10 minuti i filetti d'arancia.
Rimetterli nuovamente in acqua fredda per un altro giorno, alla fine strizzarli bene per togliere l'acqua.
Adesso far cuocere, a fuoco lento, il miele con i filetti, possibilmente in una pentola di rame, aiutandosi con 2 forchettoni far amalgamare bene il tutto per circa 2 ore.
a cottura ultimata aggiungere le mandorle, precedentemente sbucciate e tostate e fatte a listarelle.
Servire fredda su cestini di carta piccolissimi.



Sas copulettas
Copulettas sono dei delicati dolci tipici sardi, in particolare della Gallura, ma diffusi in ogni provincia della regione ripieni di mandorle, marmellata, miele e sapa ma anche di altri ingredienti come: buccia d’arancia o limone, acqua di fiori d’arancio, albumi o tuorli, vanillina.
Hanno una forma circolare (o a mezzaluna) dentellata e vengono tagliati con rotelle tagliapasta che danno dei bordi arricciati che ricordano il pizzo, e vengono ricoperti di glassa o spolverizzati di zucchero a velo.
Il nome Copulettas deriva dalla sua leggiadra forma a cupola.
La loro origine è legata a ricorrenze come battesimi e matrimoni, e ancora oggi sopravvive una tradizione deliziosa: nella glassa che li ricopre vengono o incise le iniziali dei neonati o degli sposi, oppure vengono fatte delle delicate decorazioni, come l’aggiunta di palline argentate, che fanno sembrare le Copulette delle piccole bomboniere.

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Ingredienti:
per la pasta.
1 kg farina
300 gr zucchero
6 uova
250 gr strutto
2 bustine di lievito
5 gr ammoniaca
1 bicchiere di latte intero

per il ripieno:
500 gr buccia d'arancia
miele
250 gr mandorle

Procedimento:
in una terrina sbattere le uova con lo zucchero quindi unire lo strutto liquefatto e tiepido in modo da ottenere un composto soffice.
Contemporaneamente sciogliere nel latte tiepido l'ammoniaca e le bustine di lievito, sbattendo fino ad ottenere una massa cremosa.
Aggiungere il tutto.
Impastare a cucchiaiate la farina setacciata e lavorare l'impasto per alcuni minuti, tanto da ottenere un composto omogeneo e sodo.
Ripieno: far bollire per circa mezz'ora la buccia d'arancia, naturalmente dopo averla privata precedentemente della parte bianca.
Spellare le mandorle dopo averle immerse in acqua bollente, far asciugare e tostare in forno.
Separatamente far macinare finemente sia la buccia d'arancia che le mandorle.
In una casseruola far cucinare a fuoco lento il trito d'arancia con il miele per circa un'ora e mezza, mescolare continuamente con un cucchiaio di legno.
A fine cottura ( senza spegnere il fuoco)
aggiungere (a spargolo) il trito di mandorle e mescolare il tutto, fino a che gli ingredienti non si siano amalgamati.
Con l'impasto così ottenuto fare delle palline schiacciate, da utilizzare poi, per la confezione de sas copulettas.
A parte con l'impasto fare delle sfoglie sottilissime, con il matterello, sulla quale mettere le palline di ripieno e ricoprire con un'ultra sfoglia, ritagliare i bordi quasi a formare una rosa.
Ripetere l'operazione fino ad esaurimento dell'impasto e delle palline.
Disporre sas coppulettas sulla lastra da forno foderata con carta forno e cuocere a 160°.
La parte superiore viene decorata artisticamente e ricoperta con glassa e trazzea (perline dolci e colorate).



Pan'e saba
Pan'e Saba, che letteralmente significa pane di sapa, ovvero pane impastato con il mosto, è un dolce molto antico e molto semplice e per questo motivo detto anche "pane povero".

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Ingredienti:
750 gr farina
75 gr lievito di birra
1 l di sabato
150 gr uvetta sultanina
150 gr mandorle pelate
150 gr gherigli di noce
150 gr nocciole
20 gr di cannella
3 chiodi di garofano
pepe nero
10 gr semi di anice
la scorza di 2 arance

Procedimento:
Impastare la farina con il lievito sciolto in poca acqua tiepida e la saba (mosto di vino cotto), avendo cura di tenere da parte una piccola quantità di quest'ultima che servirà per decorazione.
Quando l'impasto è pronto metterlo in un luogo tiepido coperto da un tovagliolo e attendere l'inizio della lievitazione prima di aggiungere tutte le spezie, mandorle, noci, nocciole, uva passa, e scorza d'arancio.
Mettere l'impasto di nuovo a lievitare dopo averlo sistemato in una tortiera per ciambella a bordi alti.
Lasciare riposare in un luogo tiepido fino a quando non sarà raddoppiato di volume.
A lievitazione conclusa trasferire la tortiera in forno preriscaldato a 200°.
Trascorsi 40 minuti estrarlo e, mentre è ancora caldo, spennellarlo con la saba rimasta.


Sebadas
In principio semplici pietanze di origine rurale,
le sebadas o seadas si sono poi reinterpretate,
ed oggi vengono servite come dolce.
Breve storia di un piatto proveniente dalla tradizione sarda,
le cui radici affondano nell’ancestrale mondo pastorale.
È uno dei prodotti sardi più conosciuti oltre i confini isolani.
In principio fu una pietanza “principale”, poi divenne un più moderno dolce.
Le seadas o sebadas, a seconda delle varianti dialettali,
sono un piatto semplice e agreste, come la terra da cui provengono.
Pasta, formaggio fresco, rigorosamente pecorino, strutto, e poi dubbio finale:
miele o zucchero?
Infatti, la sebada viene fritta in abbondante olio d’oliva,
poi viene servita ancora calda, ricoperta di uno strato di miele,
ovviamente sardo, o di zucchero, quest’ultimo di dubbia provenienza.
È così esistono due diverse scuole di pensiero.
La sebada (dalla variante nuorese) è un prodotto a base di formaggio,
per cui la sua origine è tipicamente pastorale.
Proviene infatti dalla Barbagia (centro-Sardegna) e dal Logudoro (Sardegna nord-occidentale), due zone tradizionalmente legate alla pastorizia.
le sebadas venivano preparate in occasione della Pasqua o del Natale, periodo in
cui anche i pastori facevano rientro a casa dagli ovili e preparavano il formaggio
pecorino fresco che veniva utilizzato appena raggiunto il giusto grado di acidità,
dopo circa due giorni.

Ingredienti:
per la pasta:
500 gr farina
5 uova
un cucchiaio di strutto
acqua salata

per il ripieno:
500 gr formaggio acido filante
scorza grattugiata di un limone
olio per friggere
zucchero
miele

Procedimento:
avvolgere in un telo il formaggio fresco, e lasciar riposare al caldo per alcuni giorni, il tempo di acidificare.
Prendere un tegame, versare un nonnulla di acqua, mettere a fuoco lento, e far fondere il formaggio.
Mescolare più volte, fino a che l'acqua venga assorbita, del tutto, e il formaggio formi una crema densa.
Togliere dal fuoco, lasciar intiepidire, e con le mani appena bagnate, confezionare tanti dischetti di circa 8 cm di diametro e dello spessore di 1 cm.
A fine lavoro, aggiungere a spargolo, la scorza grattugiata di limone e farli asciugare.
A parte, preparare la pasta.
Impastare la farina con lo strutto e l'acqua tiepida salata.
Appena l'impasto risulta uniforme e sodo, con un mattarello ridurre l'impasto in sottili sfoglie; al centro dei quai sistemare i dischi di formaggio precedentemente preparati e ricoprire con un'altra sfoglia, saldare bene i bordi e ritagliare con una rotella dentata, tutto intorno.
Friggere sas sebadas in abbondante olio bollente, ricoprirle di zucchero o miele e servire calde.





Sospiros di Ozieri

I dolci che più caratterizzano la tradizione ozierese sono i suspiros.
Di questo tipico dolce ozierese si ha notizia già dal 1800, e veniva preparato esclusivamente per i matrimoni dalle famiglie di appartenenza.
Forse la poesia, e soltanto essa, può dire che cosa essi veramente siano:
Ancora intr’ ‘e sas laras
mi parent cosas raras
sos suspiros suaves delicados:
nde leo sos resumos
de totu sos profumos
de mendula in aromas misturados.

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Ingredienti:
600 gr mandorle dolci
400 gr zucchero
1 cucchiaio di miele
la scorza grattugiata di 2 limoni
120 gr acqua
1 gr essenza di mandorle amare
Iper la glassa fondente:
600 gr zucchero
120 gr acqua
1 cucchiaio di essenza di fiori d’arancio

Procedimento:
Fare asciugare le mandorle nel forno senza farle inbiondire e
una volta fredde tritatele finemente con qualche cucchiaio di zucchero.
Versare il rimanente zucchero in un tegame con fondo alto e
aggiungere l’acqua, la scorza dei limoni e l’essenza di mandorle amare.
Portare sul fornello e fare scaldare fino ad ebollizione.
Versare la farina di mandorle e cuocere mescolando continuamente con un cucchiaino.
Quando il composto si sarà rappreso leggermente togliere dal fuoco e versare su un piatto.
Dividere il composto in piccole porzioni da 20 grammi .
Inumidire le mani con la grappa o mirto e preparate delle piccole polpette con il composto.
Schiacciare leggermente dando la forma di piccolo medaglione spesso 1 cm o poco più e largo circa 3,5 cm .
Sistemare i sospiri su una teglia foderata con carta da forno e
    infornare a 130°- 150° con sportello leggermente aperto.
    Fare asciugare i dolcetti per 15 minuti circa (i dolci non devono cuocere ma solo asciugare esternamente).
    Togliere dal fuoco e lasciare freddare bene.
    Preparare la glassa fondente
    Versare lo zucchero in un pentolino e aggiungere l’acqua.
    Scaldare sul fuoco fino a raggiungere 116° (fare bene attenzione a non superare la temperatura).
    Una volta raggiunta la temperatura prelevare dal fuoco e versare immediatamente lo sciroppo su un piano di marmo o una piastrella grande.
    Lasciare freddare per 2 minuti circa e poi con l’aiuto di una spatola temperare lo zucchero come si fa per temperare il cioccolato.
    Spatolare in continuazione lo zucchero ripiegando più volte su
    se stesso.
    Pian piano lo zucchero inizierà a diventare bianco e si condenserà formando una massa soda.
    Continuare ad impastarlo con le mani come per fare la pasta fresca e se necessario inumidire le mani.
    Una volta pronto sistemarlo in un piccolo pentolino, aggiungete l’essenza di fiori d’arancio e 3 cucchiai d’acqua calda.
    Sciogliere a
    bagnomaria fino ad ottenere una glassa lattiginosa.
    Glassatura:
    Tuffare un sospiro alla volta nella glassa e scolarlo subito con una forchetta. Sistemare i dolcetti su carta da forno.
    Lasciare asciugare.
    Una volta pronti preparare le cartine di carta velina della grandezza 20X13 circa e frangiarle con le forbici alle estremità.
    Sistemare il sospiro al centro, chiudete la carta a caramella.
      Pirichittus
      Dolce di origine spagnola, e tuttora caratteristico della cucina spagnola carnevalizia, preparato soprattutto nel campidano.
      Si usa nelle festività assieme a su piricchittu de bentu un dolce simile ma all’interno vuoto (da qui il nome).
      Sono famosi i pirichittus de bentu di San Giovanni, festa paesana quartese. Se ne preparano più di mille e vengono offerti durante la processione della sagra che si tiene ogni anno l’ultima domenica di luglio.
      Si possono gustare imbevuti in una buona malvasia.
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      Ingredienti:
      per la pasta:
      400 gr farina
      8 uova
      1 bicchiere d'olio extra vergine d'oliva
      per decorare:
      400 gr zucchero
      scorza grattugiata di un limone
      Procedimento:
      in una ciotola sbattere 8 uova intere fino a che non siano spumose e il composto da giallo sia diventato bianco, poi amalgamate lentamente la farina setacciata e l'olio d'oliva.
      Staccare dalla pasta dei pezzetti e con le mani infarinate ricavare tante palline, distribuirle distanziate nella placca del forno coperta da carta forno e avviare la cottura a 180°.
      Mentre la pasta cuoce versare in un tegame lo zucchero, la scorza del limone e un bicchiere d'acqua, lasciare cuocere ed evaporare il liquido sino a quando il composto non avrà una consistenza sciropposa.
      In questa cappa intingere completamente i pirichittos una volta tolti dal forno.
      Tradizionalmente si gustano freddi e si conservano in scatole di latta o vasi di vetro a chiusura ermetica **
      pirichittos de bentu
      Ingredienti
      1 kg di farina
      1 lt d’acqua
      400 gr di strutto
      30 uova
      1 bustina di lievito
      Procedimento:
      Mettere a bollire in una casseruola capiente un litro d’acqua e lo strutto, buttare in un sol colpo la farina e amalgamare finché la pasta liscia e morbida si stacca dalle pareti della casseruola (cuocere lentamente a fuoco medio per almeno mezz’ora).
      Far raffreddare l’impasto e, dopo averlo messo in una capace terrina, incorporare man mano tutte le uova e il lievito fino ad ottenere un impasto liscio e lucido.
      Aiutandosi con un cucchiaino formare delle grosse noci che metteremo in una teglia non troppo vicine. Cuocere a forno caldo a 250° sino a che non gonfino, poi a 180° finché non assumono un colore dorato, il tutto per un’ora circa complessivamente.
      La seconda fase è quella dell’asciugatura, a 100° per almeno 2-3 ore.
      Spennellare con sciroppo di zucchero almeno due volte.
      Sos corikeddos
      Corikeddos o Cuoricini sono biscotti ripieni di miele e mandorle a forma di cuore, tradizionale omaggio alla sposa da parte della suocera. Si presenta con nove grandi coros circondati da tanti cuoricini, sempre in numero dispari e in quantità rapportata al prestigio della famiglia. Questo dolce tradizionale sardo di tipo rituale di realizzazione piuttosto elaborata, veniva regalato alla futura sposa dalla madre, dalla suocera e dalla madrina. Il numero di cuori era anche indicativo del prestigio sociale della famiglia. Gli ingredienti del ripieno sono tradizionali e piuttosto ricorrenti nel panorama della pasticceria sarda. La pasta superficiale è modellata con cura con particolari pinzette di varie forme. Sos corikeddos venivano predisposti, la sera che precedeva il matrimonio, all'interno di canestri e venivano trasferiti a casa dello sposo. Al suono delle launeddas, strumento a fiato antichissimo originario proprio della Sardegna, venivano trasferiti nella casa dei festeggiamenti nuziali. Si tratta, non a caso, di piccoli biscotti gioiello intagliati e decorati con estrema cura.
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      Ingredienti:
      per la sfoglia:
      1 kg di farina 00
      180 gr strutto
      acqua q. b.
      per il ripieno:
      800 gr di miele
      800 gr mandorle macinate fini
      la buccia di 2 arance essiccate e macinate Procedimento:
      In un tegame si fa cuocere il miele insieme alle mandorle e la buccia d'arancia, quando incomincia a staccarsi dalle pareti il ripieno è pronto, rovesciare il composto in una lastra di marmo e aspettare che si raffreddi. Nel frattempo preparare la sfoglia, va lavorata sino ad ottenere un impasto elastico. Per stendere la pasta potete aiutarvi con la sfogliatrice, la sfoglia deve essere fine sino al penultimo " scatto" della sfogliatrice. Decorare la pasta a piacere. Vanno cotti a 150° perchè non devono assolutamente "colorire".
      Sas caschetas
      Sono dei dolci tipici di Belvì, ormai venduti in molti centri della Sardegna e non solo nella zona della Barbagia.
      Vantano origini piuttosto antiche, le prime ricette rinvenuti negli archivi sono datate intorno alla prima metà del seicento.
      Sino ad alcuni decenni orsono, era il dolce tipico delle feste nuziali: per i matrimoni le caschetas chiudevano in allegria i ricchi banchetti.
      Si presentano con una forma molto composita ed elegante, che ricorda le bomboniere: la sottilissima sfoglia esterna, che contiene pan'e saba, è arricciata più volte e avvolta di una carta che ne conserva il sapore e il profumo.
      Oggi si servono a tavola per tutte le ricorrenze di una certa importanza
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      Ingredienti:
      per la pasta:
      500 gr farina
      100 gr strutto
      sale
      Per il ripieno:
      300 gr mandorle pelate
      150 gr miele
      la scorza grattugiata di un'arancia
      Procedimento:
      tostare e tritare le mandorle e tenerle da parte.
      Impastare la farina con lo strutto e un pizzico di sale,
      poi aggiungere poca acqua tiepida per ottenere un composto vellutato ed elastico.
      Con il mattarello stendere una sfoglia sottilissima sul piano di lavoro infarinato e con un coltellino affilato ricavarne delle strisce lunghe 13 cm e larghe 6.
      Mettere in un tegame d'acciaio il miele, la pasta di mandorle e la scorza d'arancia, amalgamare bene, poi attendere che intiepidiscano prima di sistemarle in piccole porzioni al centro delle strisce di pasta, avendo cura di distribuire l'impasto in tutta la lunghezza.
      Ripiegare dai bordi verso il centro dei rettangoli di sfoglia, modellare a forma si esse o di ciambella e metterli sulla placca coperta da carta da forno.
      Cuocere a 180° sino a quando la pasta non avrà assunto un leggero colore biondo
       
      Parafrittus (fatti fritti)
      Sono delle ciambelle tipiche del carnevale sardo, molto simili ai krapfen.
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      Ingredienti:
      1 kg di farina 00 (700 g di farina00 + 300 g di manitoba)
      150 g di strutto
      150 g di zucchero
      il succo di un'arancia
      scorza grattugiata di un limone e di un'arancia
      70 g di lievito di birra
      4 uova
      250 ml di latte
      un bicchierino di acquavite o altro liquore forte, tipo grappa
      Procedimento:
      Sciogliere lo strutto.
      Grattugiare il limone e l'arancia. Spremere il succo e tenerlo
      da parte. Scaldare debolmente il latte( immergere un dito:non deve
      sentirsi differenza di temperatura) e dividerlo in due recipienti.
      In una metà sciogliere il lievito di birra.
      Lavorare nell'impastatrice un pochino le uova con lo zucchero, senza montarle
      troppo.
      Aggiungere la farina a poco a poco, magari dopo il primo mezzo kg aggiungere
      la scorza grattugiata, il bicchierino di liquore e lo strutto sciolto.
      Continuare
      ad aggiungere farina e iniziare a questo punto tutta la lavorazione consistera'
      nell'impastare la massa con i liquidi che rimangono:prima l'altra metà del latte
      e poi il, succo dell'arancia.
      La riuscita del dolce dipende solo dal fatto
      che l'impasto non deve ricevere i liquidi troppo in fretta.
      Passatere un po' di farina nelle mani e togliere l'impasto
      dalla ciotola.
      Coprire con un panno pulito e poi con una coperta.
      L'ambiente deve essere
      caldo in modo che l'impasto raddoppi. Ci vorrà circa un'ora.
      A questo punto stendere sopra un tavolo un panno leggermente infarinato .
      Con le mani leggermente
      infarinate prendere dei pezzi di pasta grandi quanto un'arancia, fare
      una pallina e col pollice fate un buco in mezzo, abbastanza largo, e metterli a
      lievitare sopra il panno nelle stesse condizioni di prima ( magari coprendoli con
      una tovaglietta leggera) fino a quando raddoppiano di volume. Cioè per un'altra
      ora.
      Mettere dell'olio in una padella alta e stretta (circa una mano messa di lato) e farlo
      scaldare, ma non deve essere caldissimo. Prendere una ciambella e metterla
      nell'olio dal lato opposto a quello che era adagiato sul tavolo. Lasciarla
      cosi senza toccarla! Se l'olio e' a posto, la ciambella si colorerà lentamente.
      Quando e' diventata bruna, prendere due bacchette di legno
      e girate il fritto dall'altra parte.
      Praticamente, la ciambella si gira una sola volta. Questo consentirà la formazione
      della striscia laterale. Quando sono dorate, scolatele in carta scottex e
      passatele subito nello zucchero semolato.
      Su pistiddu
      Viene preparato in occasione della festa di Sant'Antonio (nacque a Coma nel medio Egitto verso la metà del III secolo.
      viene venerato come il protettore degli animali.
      La leggenda narra che in tempi remoti nella terra mancasse il fuoco e lui in compagnia del suo porcellino e del proprio bastone di "ferula"
      prese la via degli inferi per sottrarre il fuoco al diavolo.
      Il santo riuscì nel proprio intento e alla sua risaliti la tradizione popolare vuole che egli abbia detto :
      "Fogu fogu (fuoco, fuoco), peri su logu (in ogni luogo), peri sa idda (nel paese), a d'onzi domo (ad ogni casa) una ischintidda (giunga una scintilla).
      Terminati i vespri il sacerdote benedice il falò con l'acqua lustrale.
      Prima che le fiamme si levino alte, i devoti girano intorno al falò compiendo sei giri, tre in senso orario e tre in senso antiorario.
      Le donne tengono in mano i canestri ricolmi di dolci, gli uomini il fiasco di vino. Si continua a festeggiare fino a quando riducono la legna in brace.
      A questo punto le donne di una certa età provvedono a portare a casa qualche tizzone acceso in segno di augurio e prosperità.
      Tutti i presenti si imprimono vicendevolmente sulla fronte una crocetta nera dopo aver toccato con le mani i rami ormai spenti)
      questo dolce è una sorta di focaccia ripiena di un speciale impasto aromatizzato al vin cotto o al miele.
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      Ingredienti:
      per l'impasto:
      3 l di acqua
      1 kg di zucchero
      1,5 kg di miele
      700 g di semola di grano duro.
      Procedimento:
      Mettere, in una pentola capiente, l'acqua e tutti gli altri ingredienti, portare ad ebollizione e lasciare bollire per circa due ore, quindi, aggiungere la scorza grattugiata di un limone e di un arancio, dei chiodi di garofano, della cannella e 150 gr di sapa.
      Continuare la cottura per circa 30 minuti, quindi suddividere in piccoli porzioni e lasciare raffreddare.
      Ricoprire il tutto con della pasta di semola fatta con acqua, semola, lievito di birra e mettere in forno a 180°C per 12 minuti.
      Mustazzolos
      Oristano ha come suoi dolci tipici per eccellenza i mostaccioli, biscotti romboidali a base di farina di grano duro, lievito e zucchero. La loro forma a rombo secondo alcuni studiosi risale all'antichissima stilizzazione della Dea Madre mediterranea. I "mustazzolus" sono infatti dolci tradizionalmente consumati nelle feste.
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      Ingredienti:
      1 kg semola fine
      1 kg di zucchero
      50 gr di lievito di birra
      1 cucchiaio di bicarbonato
      ½ cucchiaio di cannella in polvere
      la scorza grattugiata di un limone
      sale
      per la glassa:
      550 gr di zucchero
      Procedimento.
      Sciogliere il lievito di birra in acqua tiepida e impastatelo con la semola e un pizzico di sale.
      Mettere la palla in una capace ciotola, coprirla con un tovagliolo e lasciarla lievitare in un luogo tiepido.
      Quando la palla avrà quadruplicato il suo volume rimetterla sul piano di lavoro, sgonfiarla e riprendere a lavorarla.
      Questa volta inserire gradualmente nell'impasto lo zucchero, il bicarbonato, la scorza di limone e la cannella.
      Lavorare la pasta sino a quando non si sente il rumore classico delle bollicine d'aria che scoppiettano.
      Questo indica che l'impasto è pronto per essere rimesso a lievitare.
      Raccogliere dunque nuovamente nuovamente in una ciotola e lasciar lievitare per 2 giorni in un luogo tiepido.
      Trascorso questo tempo lavorare di nuovo la pasta, stenderla con un matterello in uno spessore di 1 cm.
      Tagliare la sfoglia a rombi e allineare i biscotti sulle placche coperte da carta da forno.
      Cuocere a 150° e spegnere il forno quando saranno dorati. Lavorare lo zucchero e poca acqua preparare a bagnomaria una glassa densa con la quale spennellare i biscotti prima di servirli.

      Sos gueffosCome gran parte dei dolci sardi sono a base di mandorle e zucchero.
      Hanno forma sferica e sono avvolti da foglietti di carta velina colorati di bianco, rosa e celeste.
      Anche i gueffos fanno parte della tradizione delle feste paesane e veniva offerti anche in occasione delle feste famigliari
      insieme a un bicchierino di mirto o filu' e ferru.

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      Ingredienti
      1 kg mandorle tritate
      800 gr zucchero
      1 bicchiere di sambuca
      limone grattugiato
      zucchero per decorare
      procedimento:
      in un tegame versare un nonnulla di acqua per sciogliere lo zucchero, a fuoco lento, mescolare più volte senza farlo caramellare.
      Aquesto punto, aggiungere il trito di mandorle, la scorza grattugiata di limone e sempre mescolando lasciarli cuocere per circa 20 minuti;
      quasi alla fine versare la sambuca.
      Amalgamare il tutto.
      Spegnere il fuoco e prima che si raffreddi il composto, con le mani appena bagnate, formare le palline, quindi rivestirli con lo zucchero.
      Una volta fredde, avvolgere in cartine colorate come caramelle.

      OrilletasIngredienti:
      1 kg farina
      8/9 uova

      Procedimento:
      su un piano di lavoro disporre la farina a fontana e al centro versarvi le uova.
      Impastare bene il tutto.
      Fare delle sfoglie rettangolari e sotilissime e cn una rotella dentata ritagliare dei nastri lunghi circa 20 cm e larghi 2 cm
      Dare la forma di ruota il buco in mezzo e le sfoglie intorno.
      Friggere con abbondante olio bollente.
      Servire con il miele.
      MaricososIngredienti.
      8/9 albumi
      500 gr zucchero
      scorza di limone grattugiata
      mandorle

      Procedimento:
      spellare le mandorle, quindi tagliarle a listarelle sottili e dorare in forno.
      In una ciotola montare a neve gli albumi, aggiungere lo zucchero,
      mescolare bene fino a ottenere un composto soffice.
      Aggiungere le mandorle e la buccia del limone e lavorare il tutto.
      Ricoprire la placca da forno con carta oleata e disporre a distanza dei mucchietti d'impasto.
      Cuocere in forno preriscaldato a 140° per circa 20 minuti.


      Sos papassinos

      Papassinos de Vitzi, de Benetutti, de Torralba, de Cagliari, de Quartu Sant’Elena.
      Il riferimento geografico è necessario perché ‘‘sos papassinos’’ sono differenti in ciascun paese della Sardegna, e sono così chiamati per l’uso dell’uva sultanina (in sardo appunto papassa o pabassa), l’unico ingrediente che li accomuna.
      La base di pasta frolla contiene uova, poco zucchero e poco strutto (perché allora questi ingredienti erano molto costosi), impastata in qualche caso con ‘‘sapa’’ (concentrato di mosto dopo la cottura) e farcita con pezzetti di mandorla e noci tostate.
      Aromatizzati nel sud Sardegna con aromi di chiara influenza araba quali cannella e vaniglia, nel nord e nel centro della Sardegna i papassinos sono invece insaporiti con semi di finocchio selvatico, arancia, limone, ingredienti tipici del posto.
      La loro preparazione è tradizionalmente legata alle ricorrenze autunnali, quando l’uva passa raggiunge il giusto grado di maturazione, ma i papassinos si accompagnano felicemente al caffè, al tè, al vino durante tutto l’arco dell’anno.

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      Ingredienti:
      300 gr zucchero
      1 kg farina
      6 uova
      250 gr strutto
      2 bustine di lievito
      5 gr ammoniaca in polvere
      scorza grattugiata di 1 limone
      250 gr uvetta(lavata e rinvenuta in acqua tiepida e asciugata)
      250 gr noci tagliuzzate
      aromi naturali
      1 bicchiere di latte intero

      Procedimento:
      in una terrina sbattere le uova con lo zucchero e successivamente aggiungere poco alla volta lo strutto liquefatto e tiepido,
      la scorza grattugiata del limone e gli aromi naturali.
      Lavorare bene fino a ottenere un composto soffice.
      Contemporaneamente sciogliere nel latte tiepido l'ammoniaca e il lievito sbattendo sino ad avere una massa cremosa.
      Aggiungere il tutto.
      Lavorare gli ingredienti incorporando la farina alternando l'aggiunta dell'uvetta con le noci, lavorare per un pò fino ad
      incorporare il tutto delicatamente.
      Con questo impasto prendere dei pezzetti di pasta e con il matterello fare delle strisce spesse 3 cm e confezionare con un coltello dei rombi.
      Mettere i papassini, non troppo vicini, su una placca da forno precedentemente foderata con carta.
      Cuocere nel forno già preriscaldato a 160° per 10/15 minuti.

      Sos cocconedos e sas ciambellas

      Ingredienti
      1 kg farina
      300 gr zucchero
      6 uova
      250 gr strutto
      2 bustine di lievito
      5 gr ammoniaca in polvere
      1 bicchiere di latte intero

      Procedimento
      in una ciotola sbattere le uova con lo zucchero quindi aggiungere strutto liquefatto e tiepido;
      lavorare bene fino ad ottenere un composto soffice.
      Contemporaneamente sciogliere nel latte tiepido le bustine di lievito e l'ammoniaca,sbattere sino ad ottenere un composto uniforme e sodo.
      con l'impasto così ottenuto prendere dei pezzetti di pasta e fare dei cordoncini di circa 30 cm di lunghezza ed unire l'estremità quasi a formare il numero 8.
      per quanto riguarda le ciambelle prendere dei pezzetti di pasta e con il mattarello fare delle sfoglie di 1 cm di spessore
      da ritagliare poi con delle formine.
       Disporre sos cocconedos o sas ciambellas sulla placca da forno precedentemente foderata.
      Cuocere nel forno già preriscaldato a 160° per circa 10/15 minuti.


      Sos biscottos

      Ingredienti:
      12 uova
      600 gr farina
      600 gr zucchero

      Procedimento:
      sbattere le uova con lo zucchero sino ad ottenere una massa cremosa, aggiungere la farina setacciata
      e mescolare bene fino ad amalgamare il tutto.
      Mettere l'impasto in una sac a poche e fare delle forma allungate sulla placca da forno rivestita con carta cartone.
      Cuocere a 130 e sfornare appena dorati.

      Amaretti
      Sono i dolci più tradizionali e diffusi, classiche presenze nei matrimoni e nei battesimi.
      Il formato è rotondo o ovale, le dimensioni spesso abbastanza grandi.

      Ingredienti:
      300 gr di mandorle sgusciate e pelate
      300 gr di zucchero semolato
      3 albumi
      3 mandorle amare
      scorza di limone grattugiato

      Procedimento:
      Tostare le mandorle in forno per 2-3 minuti,aggiungere anche le mandorle amare e tritare tutto
      con qualche cucchiaio di zucchero.Aggiungere zucchero rimasto, la scorza di limone e gli albumi non
      battuti. Lavorare il composto. Con il composto ottenuto formare delle palline ( dimensione noce), schiacciarle e mettere sulla
      placca del forno a 180 gradi e cuocere per 20-25 minuti.


      3 commenti:

      1. ottimo post, complimenti, la tradizione della nostra terra va perseguita e mantenuta in risalto.
        Gio'

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      2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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      3. Salve, nella ricetta delle sabadas si parla di 5 uova ma nel procedimento non viene detto dove inserirle... grazie

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